L'amore non conosce confini....
Si è spesso sentito dire, ma che possa superare anche il tempo e lo spazio scatenando emozioni a distanza di secoli è un fatto curioso.
Provate ad indovinare: di chi si sarà infatuato l'autore di questo testo?
Vi lasciamo qualche indizio: il suo volto è noto e ha ipnotizzato scrittori e registi, ma di lei conosciamo solo un mezzo busto.
Era un giorno come tanti, soleggiato e allegro, il cinguettare dei verzellini raggiungeva casa mia, si sentivano dei canti melodiosi e dolci.
Mia madre mi chiese se potevo recarmi al mercato e io le risposi di sì, iniziai subito ad andare.
Dopo aver fatto un lungo pezzo a piedi tra persone e cagnolini raggiunsi il mercato del sabato mattina. Era davvero affollato si udivano diversi rumori provenienti dai venditori, afferrai la lista e vidi che per primo dovevo comperare dei kiwi e delle banane quindi andai dal mio vecchio amico Neal: il venditore della frutta.
La ressa continuava ad aumentare: signori e bambine si accalcavano fino a schiacciarmi come una sardina in scatola, per questo allungai il passo in modo da concludere alla svelta le mie commissioni.
Raggiunta la bancarella io e Neal ci salutammo, aveva degli occhi stretti e allungati che fissavano il mio volto, il naso a patata e delle labbra grosse e carnose come la sua faccia.
Subito gli chiesi delle banane e dei kiwi ma sfortunatamente gli ultimi erano finiti, con le sue mani screpolate e rugose afferrava i caschi di banane per poi metterli nella borsa data da mia madre.
Dopo esserci congedati presi di nuovo la lista su cui c'era scritto di acquistare dei pomodori; il cammino diventava sempre più tortuoso. La bancarella della verdura sembrava irraggiungibile visto che le persone ti trascinavano dove portava la corrente umana.
Iniziai a cercare una scorciatoia e finalmente dopo tutte le ferite e graffi che mi ero procurato trovai una stradina, sporca e piena di ragnatele. Dopo un lungo percorso lurido e pieno di immondizia raggiunsi un vicolo cieco con un'alta e imponente barriera. Io, dal cuor di leone, mi feci coraggio e iniziai a scalare l' alto muro con il manico delle borse in bocca, arrivato in cima vidi che davanti c'era la strada principale così buttai il sacchetto e saltai. Però nello slancio scivolai e la mia gamba prese una storta. Non riuscendo a camminare iniziai ad urlare aiuto e delle lacrime scesero delicatamente la linea del mio viso. Nell'indifferenza di molti, mi soccorse una ragazza dolce e giovane che decise di aiutarmi: le sue morbide mani accarezzavano la mia gamba facendo un lieve massaggio, il suo viso non presentava nemmeno una ruga e i suoi occhi erano indescrivibili. Mi disse che la gamba oltre ad essere slogata perdeva sangue, preoccupata si tolse il turbante che faceva intravedere il suo magnifico orecchino, io svenni e non ebbi modo di vedere i suoi capelli.
Una volta svegliato avvistai una fascia che avvolgeva la mia gamba, lei si era ripresa il turbante e mi disse che aveva portato il mio corpo sulle sue lievi spalle. Una gentilissima signora mi diede una tisana per calmarmi e passate poco più di due ore mi rimisi subito in sesto, l'affascinante fanciulla mi diede un bacio sulla guancia con le sue rosse e sensuali labbra ed io arrossii, poi come ricordo di lei mi conferì quel misterioso orecchino luccicante e brillante.
Tornando a casa ripensai a quella semplice e giovane personalità e decisi di tenere lo speciale orecchino di perla sempre nel mio cuore.