lunedì 9 maggio 2016

Cinque regole per l'uso della Rete
Net-etiquette di tre alunni
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     1. Controllare la divulgazione di dati personali e sensibili, sulla propria persona e sugli altri, rispettando consenso e informativa.

     2. Prima di pubblicare qualsiasi cosa verificarne il contenuto, che sia chiaro, corretto e capibile a ogni persona.

    3. Prima di scaricare o copiare immagini verificare i diritti di divulgazione e la fonti.

   4. Prestare attenzione al tipo di commenti: chi commenta può dare pareri critici o 
favorevoli senza insultare chi ha postato.

5  5. Rispettare i criteri di iscrizione e accesso ai vari social network  (es: età)
Benvenuti nel selvaggio Web
Regole di  sopravvivenza

Il 30 aprile 1986 per la prima volta l'Italia di è connessa a Internet  dando inizio a una nuova era; per ricordare questa svolta pionieristica, abbiamo dedicato il 29 aprile alla riflessione sull'uso della Rete. 
Ecco qualche accorgimento emerso dal lavoro in piccolo gruppo.


LE 5 REGOLE DEL WEB (di tre alunni)

1) Gestione Privacy:
Quando pubblichi qualcosa è essenziale non rivelare dati sensibili (malattie, religione…) e dati personali (nome, cognome, indirizzo…) tuoi e altrui.

2)Copyright e Copyleft:
Bisogna sempre stare attenti a non utilizzare contenuti con diritti di utilizzo o che non sono di pubblico dominio.

3)Remix:
Quando si copia un testo, bisogna stare attenti a riformulare la frase in modo che non sia tale e al testo d’origine.

4) Caratteristiche Era Digitale:
Si deve  tener conto che quello viene in rete è persistente, ricercabile e replicabile, e non si può mai sapere chi è esattamente il nostro pubblico.

5) Troll del Web:
E’ possibile che quando pubblichi qualcosa sulla Rete ti possono arrivare commenti negativi o violenti da parte di troll, cioè persone che credono di offendere e poi scamparla, ma non è vero.

In questi casi è opportuno segnalare il problema alla polizia postale o ad un adulto.





domenica 8 maggio 2016

Racconta un episodio della tua storia che possa farci capire le ragioni del nome pellerossa che ti sei scelto.
Come nome indiano ho scelto "Soffio di Vento" perché, fin da quando ero piccola, mi piace stare in un grande spazio all’aperto, come una spiaggia o un prato, in cui poter correre e saltare liberamente: mi fa sentire felice.
A questo proposito ricordo che una mattina di luglio di otto anni fa mi trovavo al mare in Toscana. Era una giornata soleggiata ma la gente al mare era poca, così la spiaggia, che già era molto spaziosa, sembrava ancora più grande. Eravamo solo io, mia mamma e mio fratello perché quel giorno mio papà era rimasto in casa per svolgere del lavoro.
Mia mamma disse a me e a mio fratello di metterci a giocare vicino a lei in modo che potesse controllarci. Così, mentre lei era sdraiata a leggere noi ci mettemmo dietro al suo lettino in una zona all’ombra a giocare con la sabbia. Mio fratello era piccolo, quindi toccava a me andare a prendere l’acqua sulla riva del mare con il secchiello. Stare sul bagnasciuga era bellissimo perché riuscivo a vedere lontanissimo, la spiaggia sembrava non finire mai. Mentre fantasticavo cominciai, senza accorgermi, ad incamminarmi guardando le onde che facevano la schiuma quando colpivano i miei piedi. Cominciai a correre giocando con le onde. Mia mamma che aveva visto che andavo e tornavo dal mare all’ombrellone senza problemi si era concentrata sull’articolo che stava leggendo. Dopo pochi minuti mi ero già allontanata molto! Mia mamma si accorse solo in quel momento che non ero tornata all’ombrellone.
Allora si alzò di scatto, chiese a mio fratello dove fossi andata e lui indicò il mare. Lei cominciò a gridare il mio nome verso destra e verso sinistra ma io non rispondevo. Cominciò a preoccuparsi moltissimo. Poi finalmente mi vide in lontananza a mano di una signora anziana che mi stava accompagnando al mio ombrellone. Quando ci raggiunse, la signora le raccontò di avermi notata perché ero una bambina piccola che correva e saltava con allegria, ma essendo tutta sola, aveva intuito che potevo essermi allontanata troppo dal mio ombrellone.

Mia mamma raccontò l’episodio a mio papà e il giorno dopo mi misero alla prova. Andammo tutti insieme a fare una lunga passeggiata sulla spiaggia. Appena cominciammo a tornare indietro io iniziai di nuovo a correre, libera e felice. Mia mamma tenendo per mano mio fratello piccolo camminava lentamente, mio papà invece mi inseguiva senza farsi vedere da me. Alla fine anche se avevo solo quattro anni riuscii a tornare senza problemi al nostro ombrellone e mio papà mi disse: “Sei uno spirito libero, per fortuna hai senso dell’orientamento!”.    

IL MIO NOME IN INDIANO
Il mio nome indiano potrebbe essere Kaya ovvero sorella maggiore.
Da bambine, una sorella può essere una compagna di giochi sempre pronta. Da adolescenti, una consigliera che vive sotto il tuo stesso tetto. Da madri, una baby sitter sempre disponibile e da vecchie, una persona che non s'annoierà ad ascoltare tutte le storie sui " BEI VECCHI TEMPI ".
Avevo cinque anni. Andavo ancora all'asilo e vedevo ogni volta i miei compagni con i fratellini piccoli che giocavano allegramente.
Tornando a casa mi sentivo un po' sola, quindi chiesi a mia madre di avere una "Fratellina".
Il mio sogno si realizzò a Natale e fu il giorno più bello della mia vita.
Prima mia sorella ed io eravamo molto legate, ma adesso siamo come cane e gatto.
Quando lei combina marachelle, spesso la colpa ricade su di me perché sono più grande e quindi ho più responsabilità.

Ho scelto questo nome perché, visto che adoro i bambini piccoli e mia sorella, mi fa sentire una baby mamma.

giovedì 28 aprile 2016

Immagine realizzata dall'autore del post

LE ORIGINI DEL MIO NOME

Il nome è un riconoscimento che viene dato a tutte le persone nate e rappresenta un augurio che ci viene donato dai nostri genitori. Esprime spesso le qualità di una persona.
Poi il nome ci accompagnerà per tutta la vita e verrà usato per chiamarci  o identificarci; a volte ha delle varianti, cioè dei soprannomi.
I miei genitori speravano di aspettare una bambina, perché i nomi da femmina belli tra cui scegliere erano molti.
Quando hanno scoperto di aspettare me, un bel maschietto, non sapevano quale nome darmi perché il loro nome preferito, Davide, lo avevano già usato per mio fratello maggiore.
Il loro nome preferito da femmina era Aurora, che però non ha nessun corrispondente nella forma maschile.
Mia mamma ha avuto la brillante idea di cercare il nome tra quelli dei giocatori di calcio della squadra preferita di mio papà: l’Inter.
E così la scelta è caduta su uno dei giocatori migliori di quella squadra,  anche se mio papà non ne era completamente sicuro.
Mia mamma però mentre io crescevo nella sua pancia continuava a riferirsi a me con il nome immaginato e quindi, senza rendersene conto, quello era già diventato mio.

L’unica differenza è che nel mio nome c’è una lettera in più: mia mamma ha preferito così e io ci tengo a ribadirlo con le persone nuove, mi contraddistingue!
Foto realizzata dall'autrice del pezzo
A scuola stiamo ragionando e immaginando per cercare di indagarci e conoscerci; abbiamo incominciato col giocare con il nostro nome.

IL MIO NOME INDIANO: MANI DI BURRO

Mani di burro è un nome che per i pellerossa potrebbe significare mani morbide, delicate e lisce… ma questo non è proprio il mio caso.
Ho scelto questo nome perché è da 12 anni, avete capito bene 12, che tutte le volte che prendo qualcosa in mano mi cade rovinosamente magari provocando qualche danno.
Non conto più le volte che ho rovesciato l’acqua a tavola o il latte a colazione, gli oggetti che ho perso per strada o il telecomando che fa salti da acrobata mentre tento di salvarlo. Una volta ho persino rovesciato un’intera zuccheriera su un tappeto pelosissimo.
Memorabile fu quella volta che la mamma, con le mani occupate da borse e sacchetti, mi chiese di portare  fino alla macchina i dolcetti che mia zia aveva preparato apposta per noi. Il tragitto era breve, 30m circa… ce la potevo fare. In effetti raggiunsi la macchina senza problemi ma, quando allungai la mano per aprire la portiera, il piatto, non so come,  si capovolse. “Piovono dolcetti!!!” gridò mia sorella.

Questa è la prova che non c’è rimedio al problema.

domenica 17 aprile 2016

PAROLE E GENTILEZZA
riflessioni di un alunno

L’essere umano utilizza il corpo e le parole per comunicare; ma quante parole diciamo ogni giorno? Tra scritto e orale il conteggio potrebbe dare risultati sbalorditivi….riflettiamo su ciò che diciamo e su come lo facciamo.

Le Parole sono un complesso di suoni con cui viene espressa un’idea, che, però, deve avere un senso compiuto. Noi usiamo molto, o anche troppo,  le parole.   Possiamo usarle con gentilezza, che è come una medicina, quando la usi stai meglio: ti senti felice tu e si vedono gli altri sereni.
Grazie anche all’intervento della Dott.ssa Bianchi, specializzata in psicologia, abbiamo approfondito due argomenti attuali: l’ uso delle parole e delle chat.
Riflettete bene, non vi siete mai trovati in una situazione dove avete avuto la tentazione di offendere per vari motivi un vostro compagno o compagna. Prima di procedere con l'intento dovete però mettervi nei loro panni. Voi al loro posto come vi  sentireste, bene? Non penso! Purtroppo non tutti sanno essere riflessivi finendo col non badare ai sentimenti altrui e offendendo anche senza nessun pudore; questi vengono chiamati “bulli”.
Sapete che questi, potranno esser forti dentro, ma in realtà sono deboli perché se fossero forti dentro e sicuri di se stessi, che bisogno avrebbero di insultare, offendere ed emarginare ragazzi inutilmente? 
Tuttavia in realtà non è solo il singolo individuo a esser debole, ma anche chi lo segue; il gruppo che mentre il bullo esegue, lo guarda o addirittura si mette a ridere.                           
Ci vuole rispetto! Il rispetto è un concetto molto difficile da spiegare, dato che è astratto. Posso fare un quadro complessivo con le mie capacità. Per me il rispetto è un dono, che tutti si meritano; è anche questione di educazione.
Ricordate che un gesto di gentilezza vale di più di tante parole. Basta anche un piccolo gesto quotidiano: aiutare compagni in difficoltà, regalare un sorriso a persone tristi, aiutare persone anziane. Questi sono tutti piccoli gesti che non ritengono sforzi eccessivi, ma solo la vostra volontà di esser gentili.
Per rafforzare il nostro tasso di gentilezza con la psicologa abbiamo fatto un gioco. Consisteva nel scrivere su un bigliettino i pregi di un compagno o compagna e darglielo in forma anonima. La mia classe ed io ci siamo sentiti molto bene perché abbiamo capito quanto ognuno di noi è importante per la classe,  in modo positivo. Ci siamo sentiti speciali e importanti l'uno per l'altro.



Immagine da articolo di Merate on line 
IO tifo positivo
Qui di seguito la testimonianza di una parte del progetto "io tifo positivo" che ha coivolto alunni, genitori e insegnanti.




Per approfondire due articoli che ci riguardano:
http://www.merateonline.it/articolo.php?idd=62187
http://www.merateonline.it/articolo.php?idd=61806

un alunno

Quest' anno le nostre professoresse hanno deciso di farci fare un progetto nel quale ci hanno spiegato cosa significa tifare.
Per questo abbiamo fatto vari incontri con i rappresentanti di "IO TIFO POSITIVO" Tony e  Claudia, tra cui quello di sabato 12 Marzo 2016, nel quale hanno partecipato anche i genitori per fare dei giochi con noi ragazzi.
L'incontro si è svolto nella palestra della scuola di Calco. All'incontro erano presenti le classi prime, le classi seconde ed alcuni genitori.
In preparazione di questo evento, a scuola con la prof. di arte abbiamo preparato delle magliette, degli occhiali e dei cappelli fatti di cartone, abbiamo realizzato anche degli striscioni colorati.
All'inizio ci siamo seduti intorno ad un telone con sopra lo stemma di "io tifo positivo", e lì i rappresentanti di "io tifo positivo" Tony e Claudia ci hanno divisi per classe ed hanno formato anche la squadra dei genitori, alcuni di essi formavano anche la giuria.
Dopo di ché ci hanno spiegato i giochi.
Il primo gioco consisteva nel mettersi in coppia, uno stava in piedi e camminava sopra le mattonelle mentre l'altro le spostava, se quello in piedi cadeva bisognava ricominciare da capo.
Nel secondo gioco occorreva mettersi in gruppi da tre e infilare i piedi in una specie di coppia di scii. Si doveva camminare fino al traguardo e poi correre in dietro, quindi era necessario essere coordinati altrimenti non si riusciva ad avanzare.
Il terzo gioco consisteva nel tendere un filo, tirando verso di sé due pali, uno da una parte ed uno dall' altra, il filo passava all'interno di un imbuto, di modo che se si soffiava dentro l'imbuto questo scivolava avanti.
Dopo questo gioco abbiamo fatto una breve pausa, nella quale ci siamo riposati un po'.
Finita la pausa siamo rientrati in palestra, ci siamo seduti sempre al centro e Massimo Beretta, l'allenatore che a Missaglia segue la squadra di Sitting volley, ci ha insegnato  come dei giocatori che non possono camminare si muovono in campo durante una partita di pallavolo. E' un gioco difficile perché devi usare le braccia sia per spostarti che per giocare.
Dopo alcune prove abbiamo ricominciato a fare i nostri giochi.
Il quarto gioco consisteva nel sedersi in fila indiana con le gambe incrociate, il primo partiva col prendere la palla posata a terra davanti a lui, faceva un giro su se stesso e passava la palla dietro. Vinceva la squadra che per prima faceva tornare la palla al punto di partenza.
Il quinto ed ultimo gioco consisteva nel prendere un piccola ciambella di ferro alla quale c'erano legati 5 fili da tendere, sopra di essa si metteva una pallina e tenendo tesi i fili, vinceva la squadra che riusciva a portare tutte le palline da un cesto all'altro.
Finiti i giochi ci siamo seduti intorno al telone per parlare del risultato finale di questo incontro con le relative premiazioni delle squadre.
La seconda B, cioè la mia squadra, ha avuto il punteggio più alto perché siamo riusciti a trovare la collaborazione di tutti i giocatori e quindi a fare il punteggio migliore.
In questo progetto non ci volevano particolari doti sportive, ma solo la voglia di giocare e vincere come squadra.
All'inizio l'idea di fare questo progetto non mi esaltava più di tanto, ma dopo l'incontro fatto in palestra e quelli precedenti fatti in classe, alla fine è stato molto divertente e spero di avere l'opportunità di rifarlo anche l'anno prossimo.
In questo progetto ho imparato che non importa solo tifare e vincere, ma saper giocare pulito ed incoraggiare il prossimo.


https://pixabay.com/it/raccolta-differenziata-dei-rifiuti-502952/
LA GESTIONE DEI RIFIUTI: un problema complesso
un alunno

Nelle ore di educazione tecnologica abbiamo approfondito il problema complesso della gestione dei rifiuti. Ecco un messaggio per i nostri lettori.

Se la Terra ha provveduto, per miliardi di anni, a smaltire da sola i rifiuti prodotti, senza arrecare alcun danno all' ambiente, attualmente ci troviamo in un mondo che produce sempre più rifiuti e nel quale non sappiamo più come fare a sbarazzarcene.
Oggi la situazione è peggiorata e a nostre spese cerchiamo in ogni modo di non causare ulteriori danni alla Terra, per questo motivo abbiamo ideato la raccolta differenziata, un modo per gestire i rifiuti che ogni giorno produciamo incessantemente.
Ci sono vari modi per gestire i rifiuti, uno di questi è l'uso delle discariche, pur avendo costi bassi, comporta uno spreco di materiale riciclabile e l'uso di vaste aree di territorio, inoltre crea grandi concentrazioni di rifiuti con possibili conseguenze sull'ambiente.
Gli inceneritori, invece, basano il loro funzionamento sull'incenerimento dei rifiuti, ma hanno il problema della gestione delle emissioni di gas nocivi, alcune emissioni possono provocare anche tumori ai polmoni.
Per ultimo troviamo il riciclaggio, è più complesso del semplice smaltimento in discarica o negli inceneritori, ma ne limita comunque l'utilizzo e dà nuova vita a materiale già esistente. 
Rispettare l'ambiente è un nostro compito e questo non dobbiamo mai scordarlo.
Una  società italiana che si occupa di gestione dei rifiuti nel nostro territorio lecchese è Silea SpA, nata il 1 luglio 1995. Silea nel settore complesso della gestione dei rifiuti ha attivato un percorso di sviluppo per promuovere il territorio in un'ottica di sostenibilità, producendo energia elettrica e termica partendo dai rifiuti e dal proprio impianto di termovalorizzazione.
Per assicurarci un futuro in salute e un ambiente rispettato, molto potranno fare l’innovazione e la ricerca  oltre che la diffusione di buone abitudini e pratiche quotidiane.





giovedì 7 aprile 2016

SOGNI DI CRISTALLO
Pensieri di un'alunna 

I sogni possono essere svariati e interessanti.
Ognuno ha il suo, nascono poco a poco, crescono pian piano al ritmo costante del battito del cuore: all'inizio sono leggeri e incerti come i primi passi di un bambino, poi diventano sempre più chiari e definiti.
Crescendo le paure possono farceli diventare incubi; spesso ci possono spaventare.
Le paure sono delle normali reazioni alle situazioni di pericolo, panico, fobia, interrogazioni scolastiche o restituzione delle verifiche.
Oppure possono essere le persone con i loro pregiudizi su di noi a limitarci. Un sogno può essere positivo quando di fianco a noi abbiamo delle persone che ci stanno a cuore, che ci amano per quello che siamo e che ci aiuteranno in tutto.Un sogno può diventare un incubo quando attorno a noi ci sono delle persone che non ci apprezzano per quello che siamo e che ci feriscono moralmente.

Ecco perché secondo me i sogni sono di cristallo: sognare è una attività importante e delicata, che non bisogna lasciar morire o sprecare.


mercoledì 30 marzo 2016

Soluzione INDOVINELLO:

Caramella alla menta

Soluzione CRUCIVERBA

lunedì 14 marzo 2016

IL BAMBINO CON IL PIGIAMA A RIGHE (il film)
Un' alunna di 2B

La storia, tratta dal romanzo dello scrittore irlandese John Boyne,
è una storia triste, tenera e sconvolgente.

TRISTE perchè è ambientata negli anni '40, nel pieno periodo di guerra. Triste perchè si svolge in un campo di concentramento e perchè è un ripetersi di immagini di maltrattamenti da parte dei nazisti nei confronti dei “rinchiusi”.

TENERA, molto tenera perchè due bambini si incontrano e fanno amicizia nonostante le differenze.

Il primo si chiama Bruno e ha 8 anni, è figlio di un ufficiale nazista che gestisce e comanda il campo. Bruno vive in una villa in campagna, molto vicino al campo che lui crede essere una “fattoria”, dove curiosamente i contadini indossano tutti un pigiama a righe.
Un giorno esce di casa furtivamente e per curiosità si avvicina ai capannoni che intravede dalla finestra della sua stanza, al di là della recinzione metallica ricoperta di filo spinato c'è Shmuel, un bambino della stessa età di Bruno.

I due si conoscono, fanno amicizia e si incontrano più volte. Nonostante la rete, gli amici riescono anche a giocare a dama. Una volta Bruno gli porta del cibo perché vede l'amico pallido e magro, in quell'occasione Shmuel gli racconta di quello che succede all'interno del campo ma Bruno non gli crede, non capisce.
Un giorno però, con l'idea di aiutare Shmuel che non trova più il padre, Bruno scava sotto la recinzione ed entra nel campo; per passare inosservato indossa anche lui un pigiama a righe, che l'amico gli ha procurato.

SCONVOLGENTE perché da questo momento la storia giunge rapidamente al termine e non ha un lieto fine... per questo motivo non è un film che rivedrei volentieri.

Mi ha fatto paura l'immagine finale dove l'inquadratura riprende una grande porta di ferro che si chiude con all'interno i due amici; uno spogliatoio con tanti pigiami a righe appesi e il silenzio assoluto ...ma questo è un film.

Quello che inquieta di più non è vedere un film che racconta “una storia” bella o brutta, ma sapere che nel film è raccontata “la storia”; fatti che purtroppo sono realmente accaduti e che hanno coinvolto milioni di persone.
Uomini, donne e bambini travolti dall'orrore della persecuzione.

E' una storia che fa capire non solo la difficoltà di vivere ai tempi della guerra, o quanto sia importante la libertà ma anche che, nonostante le differenze, può nascere una grande amicizia.



                                                                                        
 Elisabetta I e il teatro

Come promesso una nuova vignetta che ironizza sull'attenzione di Elisabetta I per l'arte teatrale citando William Shakespeare, drammaturgo che agì proprio nel periodo della sovrana.

domenica 13 marzo 2016

Cruciverba per ragionare sulle parole

Definizioni, parole chiave, precisione sono aspetti essenziali  per lo studio; così abbiamo affidato ad un alunno il compito di ideare un cruciverba  per ragionare sulle parole e sulla precisione nel dare le definizioni. 

Se volete ora tocca a voi! Potete giocare con il suo compito e cliccare sull'immagine, scaricarla, stamparla e poi fare il cruciverba. Vi daremo le soluzioni la prossima settimana!







Verticali: 1.Isola della Sardegna 2.Gruppo etnico, chiamati anche zingari 3.Isola della toscana 4.Genere di piante originarie dell’Africa molto note per le loro proprietà terapeutiche 5.Pagamento periodico 6.Prodotto in vendita sul mercato 8.Nome maschile di persona 9.Proibire, impedire di fare qualcosa 10.Sigla di Rovigo 12.Lo sono terra, acqua, fuoco e aria 16.Fiume abruzzese 18.Contenitori ottenuti con materiali intrecciati 20.Coloro che fanno parte di una società civile e commerciale 21. Ciò che rimane di un tutto 25.Sigla della città di Imperia 27.Sigla di Alessandria 28.Sigla di Aosta 30.Sigla di Lecco

Orizzontali: 1.Superficie circoscritta nel terreno 6.Sigla di Mantova 7.Sinonimo di alzare, portare in alto 11.Venditore che decanta i pregi della propria merce 13.Le vie nel cielo 14.Formula chimica del cloro 15.Sigla di Avellino 17.Dominio informatico dell’ Italia 18.Comunità Economica Europea 19.Termine che indica il consumarsi per gelosia o invidia di una persona 22.Si usa per pescare 23.Lionello, artista famoso 24.Automobile Club Italia  26.Oriente 27.Si può vendere al diavolo 29.Ci vanno le persone in confusione 31.Articolo determinativo maschile  32.Metallo prezioso 33.Sigla di Como






LA MIA VITA NEI MIEI RICORDI: frammenti di rappresentazioni e pensieri di alcuni stundenti

Io vedo la vita come un sentiero... siamo noi a decidere che direzione prendere e possiamo cambiarla, possiamo tracciare il nostro cammino.
Questo sentiero è diviso in varie tappe: la prima è l'infanzia, quella parte di vita che trascorri con leggerezza e felicità. Ci lascia ricordi indimenticabili pieni di colori vivaci e allegri. Per esempio ne ricordo i miei primi amici che rendevano le giornate all'asilo un po' più luminose; il coniglietto rosa che mi accompagnava dappertutto e mi coccolava la sera; oppure quei biberon caldi di camomilla che prima di sognare mi facevano calare le palpebre pesanti. Proprio indimenticabile, vorrei che la vita di ogni giorno fosse altrettanto colorata e felice.
Ma arrivati ad una certa età si cresce e si cambia, inizia la scuola e conosci altri amici, non è per niente brutto ma ci sono alcuni momenti tristi che hai passato che sono difficili da affrontare, come ad esempio riuscire a lasciare la mamma fuori da scuola per me era tremendamente difficile, ma ne conseguiva una giornata assieme a i miei amici.
Ricordare ciò che è più triste non è facile per nessuno, anzi non lo vogliamo, ma sono anche questi ricordi che ci insegnano a crescere. Ed io sto crescendo. Spero che quando sarò grande saprò prendere esempio e coraggio dai ricordi. Perché è a questo che servono.



giovedì 10 marzo 2016

Personaggi di fantasia: forse arriva anche Giampierotto!
(sperimentazione sul tema del tempo prendendo spunto da J. Verne)
un alunno II B

Giampierotto era capace di arrivare sempre in ritardo.
Se si trattasse di un incontro di lavoro, della sua partita settimanale di golf oppure di un appuntamento dal dentista poco importava perché lui (e nessuno ha ancora capito come faccia) arrivava sempre: 20, 30, 45, 55 minuti dopo all'incontro con amici e colleghi.
Egli era un uomo calmo, tranquillo e dai modi garbati e gentili.
Era molto generoso, ma anche TROPPO lento. La sua generosità lo spingeva ad aiutare chiunque fosse in difficoltà però, quasi come se fosse contagiosa, la sua lentezza riusciva a far arrivare in ritardo anche chi stava aiutando.
Era alto e snello, aveva capelli biondi che erano sulla via dell'ingrigimento, data la sua non giovanissima età; aveva palpebre pesanti e assonnate e occhi sporgenti dallo sguardo vuoto e spento.
I suoi movimenti erano da bradipo e camminava in modo scoordinato, come se stesse per cadere da un momento all'altro e a tenerlo in piedi erano quei riflessi che si svegliavano sempre all'ultimo momento (come lui del resto...).
La reattività non era il suo punto forte, soprattutto quando saliva sulla sua macchina preistorica e si metteva a guidare.

Schiacciatosi ben bene un cappello con visiera sulla testa, infilava le chiavi e si metteva alla guida. Così iniziava l'avventura: premeva piano e con dolcezza l'acceleratore e partiva con la velocità di un ghepardo (che dorme però...). Ad ogni svolta dimostrava una pericolosa prudenza: per mettere le frecce ci metteva talmente tanto che quando era riuscito a premere quel pulsante aveva già girato; faceva spazientire o addormentare chiunque gli fosse dietro. E intanto lui, ignaro del caos attorno, procedeva con la solita gentile terribile lentezza.

martedì 8 marzo 2016

INDOVINELLO:


UNA DOLCE VITA
un'alunna


Uffa, che noia.. ogni giorno è sempre la stessa storia: la giornata è buia e non si vede a un palmo dal naso, lo spazio è strettissimo e non si riesce a muovere nemmeno un passo e il mio vestito, così rigido e stropicciato, mi si appiccica addosso togliendomi il respiro.
Le giornate scorrono lente e monotone con l’amara sensazione di essere stata dimenticata.
Qualche volta però, dall’ alto arriva uno spiraglio di luce ed è in quel momento che una dietro all’altra, a mo’ di fila, ci muoviamo a piccoli passettini finché una di noi non viene sollevata e acclamata da tutti.
In quei momenti penso: “Come vorrei essere io quella al centro dell’attenzione, quella lodata, e invidiata”.
“Pazienza, pazienza!”, gridano quelle davanti a me, “prima o poi arriverà il tuo turno”.
E così fu!  Fu una bellissima sensazione, mi sentivo libera, felice ed eccitata ma, allo stesso tempo, spaventata.
Mi sentii rigirare sopra e sotto e un attimo dopo non avevo più il mio scomodo vestito ma, non ebbi nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo, che mi ritrovai in un ambiente umido e tiepido. Un attimo dopo una creatura più grande di me mi prese  e  mi fece sobbalzare finché, spinta  dalla corrente di un fiume, o così mi parve,  finii sotto una pressa bianca.
“Che dolore!”, avevo la sensazione di avere perso parti del mio corpo.
Per un attimo non vidi più niente ma, quando riaprii gli occhi,  mi accorsi che stavo scivolando dentro un tubo lungo lungo e fu solo in quel momento che il mio cuore esplose e finalmente liberai il massimo del mio splendore donando a quel bambino tutta la mia freschezza.

Avete capito chi sono?

Vi daremo la risposta la prossima settimana! Prima provate...

sabato 5 marzo 2016

AVVISO AI LETTORI

Ringraziando tutti coloro che ci leggono e commentano, aumentando negli studenti la motivazione a far meglio e facendo loro capire che ciò che hanno da dire è importante anche se sono giovani, avviso che stimolata da uno di voi ho pensato di esplicitare le linee teoriche che guidano le ore dedicate al processo di scrittura dei testi che qui vengono raccolti.
Per non togliere spazio alle voci dei giovani scrittori, mi dedico un angolino nei commenti di un testo del 23 febbraio 2016 dal titolo "Uomini alla ricerca del tempo perduto". Poiché la didattica della scrittura è un argomento affascinante e non facilmente intuibile, per colmare la curiosità ho inserito, in quella sede e in coda a questo post, un link esterno che rappresenta una panoramica degli studi in proposito.

http://lascuola.it/nuovadidattica/it/home/mappe/1382696387986/1386864852042


Un saluto a tutti
prof.ssa Sala

giovedì 3 marzo 2016

STAR WARS
La nostra recensione

tre alunni II B

L’attesissimo film Star Wars 7 sta facendo scintille e persone di ogni età sono andate a vederlo, nelle sale ci sono bambini e adulti con le spade laser in mano che sognano di diventare i  protagonisti.
La pellicola è stata distribuita nelle sale cinematografiche il 16 dicembre 2015 in Italia e il 18 dicembre negli stati uniti, in 2D,3D e IMAX 3D, oltre dieci dopo l’uscita dell’ultimo capitolo del franchise, ”Star Wars :Episodio III – la vendetta dei Sith”.
Il film è stato acclamato dalla critica, che lo ha paragonato alla trilogia originale, lodando le sequenze d’azione, i personaggi e i momenti più drammatici, ed è stato candidato a diversi premi cinematografici, tra cui cinque premi Oscar e quattro premi BAFTA.
Questo film è ambientato nello spazio e si svolge in un tempo imprecisato. I personaggi viaggiano di pianeta in pianeta, superando molti ostacoli e prove. La battaglia di star Wars rappresenta lo scontro tra il bene e il male, tra il lato chiaro e il lato oscuro. I buoni sono aiutati dai Jedi che seguono una dottrina religiosa la quale crede che la forza, uno spirito che esiste in ogni essere vivente, si colleghi alla vita.
Mentre i cattivi sono aiutati dai sith che sono l’opposto dei Jedi e associano la forza alla morte e alla distruzione, essi infatti prendono potere dalle emozioni primitive.
Un'altra lotta è quella tra padre e figlio ovvero Dart Vader e Luke Skywalker infatti all’inizio il figlio non sa di fronteggiare suo padre, questo conflitto è riducibile a quello tra bene e male.
Tra i vari personaggi ne ricordiamo alcuni come Luke Skywalker, nella serie Luke è il figlio di Anakin Skywalker e di Padmé Amidala, e fratello gemello di Leila Organa. In “Una nuova speranza” si sottopone all'allenamento di Ben Kenobi divenendo un Cavaliere Jedi; prende quindi parte alla Guerra Civile Galattica combattendo con l'Alleanza Ribelle e riesce a distruggere la “Morte Nera” una delle principali navi dell’impero. Ne “Il ritorno dello Jedi” affronta infine suo padre Dart Fener, portandolo e ribellarsi all'Imperatore.
Ricordiamo anche Finn, un maschio umano che visse 30 anni dopo la battaglia di Endor; era uno stromtrooper e si alleò con i ribelli e i Jedi per sconfiggere il primo ordine.

E per finire ricordiamo Han Solo in  ”Una nuova speranza” lo vediamo come un contrabbandiere e capitano dell'astronave Millennium Falcon ovvero l’astronave principale della ribellione, amico e socio di Chewbecca. Durante un malaugurato incontro con una pattuglia Imperiale, il pirata è obbligato a gettare il carico di spezie appartenente a Jabba the Hutt un mercante e un gran criminale, e di conseguenza si ritrova debitore verso il signore del crimine. Oltre a considerare la missione una cosa di poco conto non si trova molto in sintonia con i suoi clienti, mostrando il suo scetticismo riguardo alla Forza e alle storie Jedi che il vecchio Obi-Wan Kenobi predica e insegna al giovane Luke.

martedì 1 marzo 2016

29 febbraio 2016: noi al Pirellone...
per la serie "oggi studente e domani Presidente"




La storia di Elisabetta I, la Regina Vergine

un'alunna II B
Io e il tempo
un'alunna II B
Il tempo è la cosa più importante che abbiamo e non bisogna sprecarla. E' come avere sempre l'acqua a tavola, essenziale.
Non c'è nulla di più importante del tempo, poiché è il prezzo della vita. Breve e lunga: ecco com'è la vita. Gli uomini vogliono delle cose contraddittorie o impossibili le une rispetto alle altre, e le vogliono insieme.
Ci si annoia soprattutto nell'età in cui si immagina che la vita sia senza fine. Tuttavia la vita non è lunga, la vita è breve come un sogno. La vita è irreversibile e in nessun caso ci verrà mai ridato ciò che abbiamo sciupato.
Amiamo la vita com'è, altrimenti la rimpiangeremo, poiché la morte, per quanto naturale, ci prende alla sprovvista. E allora perché aspettare che sia troppo tardi prima di incominciare a rivalutare il tempo?

Il tempo è una "scusa": quando si ama una cosa il tempo si trova. Quando ogni uomo avrà raggiunto la felicità, il tempo non ci sarà più, lo si trova. In conclusione noi uomini qualche volta dovremmo fermarci a pensare a cosa è successo in passato, sia le cose belle che quelle brutte, dovremmo imparare a non sprecare il tempo in una cosa senza fine e senza meta, dovremmo imparare a esserci. 

lunedì 29 febbraio 2016

Nostalgia: il ritorno al mio paese, il Senegal


un alunno II B

Sarebbe bello tornare al mio paese, a volte ne ho nostalgia. Spesso faccio questo sogno bello e sereno: prendo l’ aereo e il viaggio dura poco. Finalmente sono arrivato a Touba in Senegal.
La prima cosa che faccio è andare a salutare i miei amici.
Con loro andavo a scuola tutti i giorni e giocavo a calcio.
Loro sono contenti di rivedermi e mi saltano intorno festeggiando.
Poi vado a casa mia e saluto  mia sorella grande e mio zio e tutti , facendo un po’ di chiacchiere con mio cugino.
La mia casa è gialla e bianca, molto luminosa; è avvolta dal profumo del riso.
Qualche sera vado con i miei amici a vedere alcune partite di calcio  e mi diverto tantissimo: facciamo il tifo e urliamo fortissimo.
A volte mi immagino di bere il latte aspro e delizioso della capra di mio papà e di farci colazione. Le capre mi ricordano quando ero più piccolo: tutti giorni andavo  a dare cibo ai conigli, li lasciavo liberi nella stalla e chiudevo la porta per non farli scappare.
Qualche volta però mi dimenticavo e cosi ci pensava mio  fratello …
Mentre ancora sento nella mio bocca il sapore del latte di capra, qualcosa mi distoglie dal sogno:  è la sveglia che mi riporta alla realtà.   


martedì 23 febbraio 2016


Uomini alla ricerca del tempo perduto
un'alunna di II B

La definizione del tempo che troviamo sul dizionario è che si tratta di uno spazio indefinito nel quale si verifica il fluire degli eventi, in una successione che comporta un passato, un presente e un futuro. Il tempo non si può fermare.
La nostra vita è fatta di periodi di tempo durante i quali il tempo sembra scorrere con ritmi diversi. Ad esempio durante l’infanzia le giornate sembrano più lunghe, poi crescendo, con l’aumentare degli impegni la vita scorre più velocemente e quando si è anziani, nonostante il ritmo rallenta, il tempo sembra scivolare via senza accorgersi perché è un’età in cui spesso si vive meno il presente e più di  ricordi.
Il tempo condiziona tutta la nostra vita. Ogni giorno parliamo del tempo, ci narriamo che non è mai abbastanza per svolgere tutto quello che ci viene chiesto di fare o per dedicarsi alle cose che ci piacciono.
Spesso ho la sensazione che il tempo sia qualcosa che corre veloce e che vuole fuggire, infatti molte volte mi viene detto di fare in fretta, che sono in ritardo oppure ho tantissime cose da fare o da studiare e le lancette dell’orologio sembrano girare più in fretta del solito e arriva sera senza che me ne accorga.
Si dice anche che il tempo è prezioso e che non va sprecato, e quindi cerchiamo di riempirlo facendo tantissime cose, organizzandoci per riuscire a mettere in un determinato arco di tempo studio, sport, divertimento, amicizie. A dire la verità però quello che resta più impresso nei miei ricordi è il tempo che ho trascorso non facendo nulla di particolare, come ad esempio standomene sdraiata su un prato in un pomeriggio estivo osservando il cielo e le nuvole che passano, ma che ha lasciato dentro di me il ricordo di profumi, suoni e una grande tranquillità, in cui lo scorrere del tempo non ha nessuna importanza.