lunedì 29 febbraio 2016

Nostalgia: il ritorno al mio paese, il Senegal


un alunno II B

Sarebbe bello tornare al mio paese, a volte ne ho nostalgia. Spesso faccio questo sogno bello e sereno: prendo l’ aereo e il viaggio dura poco. Finalmente sono arrivato a Touba in Senegal.
La prima cosa che faccio è andare a salutare i miei amici.
Con loro andavo a scuola tutti i giorni e giocavo a calcio.
Loro sono contenti di rivedermi e mi saltano intorno festeggiando.
Poi vado a casa mia e saluto  mia sorella grande e mio zio e tutti , facendo un po’ di chiacchiere con mio cugino.
La mia casa è gialla e bianca, molto luminosa; è avvolta dal profumo del riso.
Qualche sera vado con i miei amici a vedere alcune partite di calcio  e mi diverto tantissimo: facciamo il tifo e urliamo fortissimo.
A volte mi immagino di bere il latte aspro e delizioso della capra di mio papà e di farci colazione. Le capre mi ricordano quando ero più piccolo: tutti giorni andavo  a dare cibo ai conigli, li lasciavo liberi nella stalla e chiudevo la porta per non farli scappare.
Qualche volta però mi dimenticavo e cosi ci pensava mio  fratello …
Mentre ancora sento nella mio bocca il sapore del latte di capra, qualcosa mi distoglie dal sogno:  è la sveglia che mi riporta alla realtà.   


martedì 23 febbraio 2016


Uomini alla ricerca del tempo perduto
un'alunna di II B

La definizione del tempo che troviamo sul dizionario è che si tratta di uno spazio indefinito nel quale si verifica il fluire degli eventi, in una successione che comporta un passato, un presente e un futuro. Il tempo non si può fermare.
La nostra vita è fatta di periodi di tempo durante i quali il tempo sembra scorrere con ritmi diversi. Ad esempio durante l’infanzia le giornate sembrano più lunghe, poi crescendo, con l’aumentare degli impegni la vita scorre più velocemente e quando si è anziani, nonostante il ritmo rallenta, il tempo sembra scivolare via senza accorgersi perché è un’età in cui spesso si vive meno il presente e più di  ricordi.
Il tempo condiziona tutta la nostra vita. Ogni giorno parliamo del tempo, ci narriamo che non è mai abbastanza per svolgere tutto quello che ci viene chiesto di fare o per dedicarsi alle cose che ci piacciono.
Spesso ho la sensazione che il tempo sia qualcosa che corre veloce e che vuole fuggire, infatti molte volte mi viene detto di fare in fretta, che sono in ritardo oppure ho tantissime cose da fare o da studiare e le lancette dell’orologio sembrano girare più in fretta del solito e arriva sera senza che me ne accorga.
Si dice anche che il tempo è prezioso e che non va sprecato, e quindi cerchiamo di riempirlo facendo tantissime cose, organizzandoci per riuscire a mettere in un determinato arco di tempo studio, sport, divertimento, amicizie. A dire la verità però quello che resta più impresso nei miei ricordi è il tempo che ho trascorso non facendo nulla di particolare, come ad esempio standomene sdraiata su un prato in un pomeriggio estivo osservando il cielo e le nuvole che passano, ma che ha lasciato dentro di me il ricordo di profumi, suoni e una grande tranquillità, in cui lo scorrere del tempo non ha nessuna importanza.



lunedì 22 febbraio 2016



Molto suggestivo questo dolce scritto che ci proietta in un mondo diverso, risvegliando l'immaginazione e catapultandoci in un regno dove tutto è possibile.

I colori dei miei ricordi

un alunno di II B

Icolori per me sono la vita, senza sarei già morto:  sono  il cuore nel bel mezzo della foresta che batte forte  forte o forse, fortissimo.
Sto parlando dei campi di coltivazione in Burkina: è tutto verde,  pieno di  frutti: CI SONO MANGHI, MANDARINI E COCCHI.
I manghi sono ovali con la buccia verde, dentro si nasconde la polpa gialla e succosa dal sapore acido e dolce ma a me non piace, preferisco il mandarino perché è più dolce.
Da mangiare è molto più semplice, la buccia arancione ha un buon odore: mi ricordo che non è affatto facile raccogliere i mandarini perché dovevo arrampicarmi sugli alberi molto alti con l’aiuto di mio nonno, a volte anche  con la scala. Di solito raccoglievo i mandarini vicini con le mani oppure quelli sui rami lontani, per prenderli, scuotevo il ramo mentre ero sull'albero e cadevano giù così mio nonno li  prendeva e li metteva in un cesto.

Quando tra i rami alzavo la testa c’era il grande cielo immenso azzurro d’Africa, con le nuvole bianche e leggere come se ci fosse stato un campo da calcio immenso per tutti. In quel cielo, gli angeli con la veste bianca giocano contro l’ altra squadra con la divisa rossa, come arbitro c’è un’aquila che si sente fischiare tanto mentre si muove  e come pallone c’è il sole giallo splendente. La squadra che vince illumina il cielo di viola fosforescente e da lì parte l’arcobaleno che regala una grande festa piena di colori alle persone.

giovedì 18 febbraio 2016


Quo vado??
recensione a cura di due alunni


Autore:Gennaro Nunziante
Durata: 86 min.
Anno di pubblicazione:2016
Genere:comico,commedia

Questa volta Checco Zalone si è davvero superato, non solo per il record di incassi, ma anche per la satira e la modernità di questo film.
Questa pellicola ha come protagonista Checco Zalone che interpreta il ruolo di un uomo di circa  40 anni che pensa di aver realizzato tutti i suoi sogni, vale a dire:
  1. vivere ancora con i suoi genitori senza costi di indipendenza;
  2. avere una ragazza a vita senza mai sposarla, così da non avere mai responsabilità;
  3. avere un lavoro statale sicuro,per sempre, lavorando presso l’ufficio provinciale di caccia e pesca.
Purtroppo per il lui però, il governo varia la riforma della pubblica amministrazione che decreta il taglio delle province.
Viene quindi convocato dalla dottoressa Sironi del ministero che gli propone di lasciare il suo posto fisso al fronte di un compenso in denaro.
Se non accetta, sarà costretto ad un trasferimento lontano da casa; lui, abituato ad andare al lavoro con una pedalata di bicicletta.
Checco decide di mantenere il sacro posto fisso, consigliato da un “politicone” della prima repubblica; questo personaggio è interpretato da un attore italiano famoso, Lino Banfi.
Checco quindi, a seguito della sua scelta, si ritrova a lavorare al Polo Nord.
Inizialmente pensa di licenziarsi, ma la conoscenza della bella ricercatrice Valeria gli fa subito cambiare idea. Inizia quindi un nuovo lavoro, che consiste nel difendere i ricercatori dall’attacco degli orsi polari.
Gli si aprirà quindi un nuovo mondo, a lui sconosciuto; la sua vita cambierà notevolmente sotto ogni aspetto: lavorativo, famigliare e amoroso.
Una storia brillante, divertente, ma che fa anche pensare.
Non vi diciamo di più!
Andate a vedere il film per scoprire come Checco sa sempre stupire!!! :)


Questo bellissimo scritto è stato ideato con la tecnica della libera esplorazione ed è frutto delle riflessioni fatte in classe dopo aver assaggiato il genere del linguaggio poetico. Infatti anche se il testo non è in versi, si notano metafore e similitudini, così come onomatopee; inoltre è condotto giustapponendo le frasi ad imitazione delle poesie di Pascoli che si sviluppano spesso accostando immagini.


Un treno che passa
Un'alunna

Il tempo è un treno che passa e scorre veloce. È un treno che continua la sua strada e che non ha un meta. È un treno che non si ferma mai, porta con sé persone, le perde e ne carica altre.
Io e il tempo non andiamo tanto d’accordo. Io rincorro lui quando ne ho bisogno, ma a volte è lui a rincorrere me.
Io corro, corro per raggiungerlo. Corro con un retino in mano, ma non ce la faccio. Lui è più veloce di me.
E il ticchettio dell’orologio non si ferma mai, è un continuo TIC-TAC.
I minuti passano, i giorni trascorrono, le stagioni cambiano e io mi perdo nel tempo.
Mi perdo nella mia mente; ho tantissime cose da fare, ma il tempo se ne va, non mi aspetta.
Durante la notte è come il vento, invisibile, non si sente, ma c’è e scorre.
Sempre con il mio retino in mano lo rincorro, mi sfiora lievemente e riparte verso il suo viaggio.
Mi addormento e mi sveglio subito. È già mattina.
Non ho avuto nemmeno il tempo di sognare e già mi devo alzare.
Mi devo alzare per un’altra lotta contro il tempo, cercando ogni giorno di vincere la mia epica battaglia.

Ma questa è solo un'illusione perché il tempo è un treno che viaggia, passa, ma non si ferma mai. 

venerdì 12 febbraio 2016

IO tifo positivo
Cosa sono la forza e la determinazione?

di un'alunna

La settimana scorsa è venuto un socio di nome Tony del progetto “Io tifo positivo”, un'associazione che lavora sull'educazione attraverso e nello sport, con circa 400 ragazzi partecipanti.

Durante l'incontro Tony ci ha mostrato 2 video per farci comprendere meglio il concetto di spirito di squadra.
Il primo video mostra di Derek Redmond, un uomo determinato nel voler correre alle olimpiadi.
Durante la gara, circa 18 secondi dall'inizio, Derek cade a terra urlando dal dolore: il suo muscolo della coscia si è strappato. Ma non vuole rinunciare e in soli 7 secondi si rialza e decide di continuare, nonostante i dolore atroce. Dopo poco un uomo supera la sicurezza e affianca Derek, è suo padre che gli dice: “Finiamo questa cosa insieme”. A pochi passi dalla meta il padre lo lascia proseguire da solo a tagliare il traguardo. In questi attimi la folla si alza davanti all'atto di Derek e lo sostiene fino alla fine. Quel giorno del 1992 verrà soprattutto ricordato per questo grande gesto.
Invece il secondo filmato parla di un ragazzino, di nome Mett, che pur essendo disabile viene scelto dai compagni per correre alla campestre. Mett si distingue subito, perchè partita la gara rimane indietro e fa fatica. Vedendolo in difficoltà, il suo professore lo affianca e corre con lui, incoraggiandolo a non mollare, infatti Mett tiene duro. Poco dopo la sua classe intera è intorno a lui e urla: “Vai Mett! Vai!”. Incoraggiato dai suoi compagni, che tagliano il traguardo con lui, Mett finisce la gara senza nemmeno essersi fermato.

Sono due video che ci fanno riflettere molto su cos'è il vero sostegno, il vero spirito di squadra. Come imparare a fare come loro? Come imparare ad essere forti, determinati e coraggiosi? Ad essere coscienti del fatto che può succedere tutto e non sempre si può risolvere?
Iniziando ad essere qualcuno per gli altri e soprattutto per noi stessi, avremmo la resistenza e la forza di cui Derek si è servito per rialzarsi, e la determinazione di Mett nel continuare. Ricordando anche chi ha avuto il coraggio di aiutarli e accompagnarli al traguardo, come il padre di Derek e il professore e i compagni di Mett, possiamo essere stimolati a fare lo stesso per gli altri ed essere orgogliosi delle persone che ogni giorno, anche se non ce ne accorgiamo, ci sostiengono nel duro viaggio che è la vita.
Pensiamo a quel momento che Derek ha passato provando un dolore immenso, quando un'acuta fitta di dolore ha invaso il suo corpo; nonostante questo in soli 7 secondi Derek ha avuto la forza di rialzarsi. Lottando contro il dolore, la sconfitta e la delusione, ha proseguito la sua gara, pur essendo consapevole del fatto che non l'avrebbe vinta.
Al giorno d'oggi ci chiedono solo di alzarci dal divano e non ne abbiamo la voglia, invece Derek si è alzato ogni giorno dei 4 anni precedenti e non solo con la voglia di vincere o di rendere orgogliosi i suoi genitori, per rendere realtà il suo sogno che purtroppo non si è avverato; o almeno non tutto, perché posso sapere che ogni giorno Derek si alza e ricorda, ed è orgoglioso di sé e di suo padre che gli è stato vicino, provando gioia e ancora dolore.
Dovremmo prendere esempio dall'atto di forza, coraggio di Derek.
Lo spirito e la determinazione di Mett ne sono un altro esempio. Vendendo davanti a noi un ragazzino come Mett si è anche capaci di dire: “Questo è disabile, cosa vuoi che faccia nello sport?”, ma i suoi compagni e il suo professore non si sono fermati su questo, hanno visto solo un ragazzino, che come altri ha passione per le cose, ha determinazione e forza. E sono stati anche capaci di sostenerlo, affiancarlo e incoraggiarlo durante la sfida.

Ora, vorrei essere capace sempre di riflettere e di farmi trasportare dalla vera passione per goderne le gioie ma anche per superare i miei ostacoli e poter sostenere gli sforzi delle mie sfide.

lunedì 8 febbraio 2016

Siete pronti al carnevale? Avete preso il costume perfetto per voi? Ma soprattutto non avete mai pensato alle origini  di questa colorata festa?
Scopriamolo insieme!!

di un alunno

Il Carnevale

La storia del Carnevale ha origini molto antiche e probabilmente anche molto incerte. Nella cultura cattolica il Carnevale, il cui termine deriva da carnem levare, rappresenta il periodo prima della Quaresima durante la quale non è concesso mangiare la carne.
Di sicuro le origini di questa festa sono religiose. Apprendiamo, dalle testimonianze storiche, che le maschere erano utilizzate dall'uomo fin dal Paleolitico, quando gli stregoni, durante riti magici e propiziatori, indossavano costumi adornati di piume e sonagli e assumevano aspetti terrificanti grazie a maschere dipinte, nell'intento di scacciare gli spiriti maligni. Ma è soprattutto nel mondo romano, dove si svolgevano feste in onore degli dei, che possiamo ritrovare le origini del nostro Carnevale. Nell'antica Roma i festeggiamenti in onore di Bacco, detti Baccanali, si svolgevano lungo le strade della città e prevedevano già l'uso di maschere, tra fiumi di vino e manifestazioni danzanti. Famosa era, anche, la festa di Cerere e Proserpina, che si svolgeva di notte, in cui giovani e vecchi, nobili e plebei si univano nel ritmo dei festeggiamenti.
In marzo e in dicembre è la volta dei Saturnali, le feste sacre a Saturno, padre degli dei, che si svolgevano nell'arco di circa sette giorni durante i quali gli schiavi diventavano padroni e viceversa, dove il "Re della Festa", eletto dal popolo, organizzava i giochi nelle piazze, e dove negli spettacoli i gladiatori intrattenevano il pubblico. Ai Saturnali si unirono le Opalia, in onore della dea Ope moglie di Saturno, e le Sigillaria, in onore di Giano e Strenia. Infine, in ricordo della lupa che allattò Romolo e Remo, non possiamo non ricordare i Lupercali che erano considerate feste della fecondità.

Propongo ora alcune curiosità:

I carri:
il primo carro allegorico viene costruito a Viareggio nel 1873.  Questo carro era realizzato da addetti del porto che, ispirandosi alle tecniche di costruzione delle navi, riuscirono ad erigere strutture con corde, cavi d’acciaio e paranchi usati nei cantieri.  Queste prime opere avevano dei mascheroni realizzati in gesso e pesavano, quindi, anche parecchi quintali.

Arlecchino:
Fra le maschere italiane è certamente la più conosciuta e popolare. E' anche una delle più antiche, perché le sue origini si possono rintracciare nella figura del "diavolo burlone" delle favole medioevali e in seguito nel "buffone" delle compagnie di comici girovaghi alle corti principesche o fra i saltimbanchi e gli acrobati nelle fiere e nei mercati dei sobborghi, sempre affollati di gente in cerca di divertimento

Pulcinella:
Pulcinella è degno compare di Arlecchino e talvolta il suo rivale, specie negli intrighi d'amore. Pulcinella é fra le maschere più popolari e simpatiche ed è il simbolo di Napoli e del suo popolo. Pulcinella impersona lo spirito genuino, fatto di arguzia di spontaneità e di generosità. Appare sulle scene nelle vesti di un servo furbo e poltrone, sempre affamato e alla ricerca di qualcosa da mettere sotto ai denti.





giovedì 4 febbraio 2016

TANGRAM
di un'alunna


Conoscete un modo per imparare la geometria giocando?
Io sì, questo gioco si chiama tangram.

Il tangram è composto da cinque triangoli, un quadrato e un parallelogramma, con cui si possono creare diverse immagini.

Sono sicura che vi starete chiedendo come si può imparare un argomento creando semplicemente delle figure, ma ecco la risposta al vostro interrogativo: il tangram lo abbiamo utilizzato per  capire meglio il significato di figure equicomposte  cioè figure diverse in cui si possono individuare poligoni congruenti.

Visualizzate il filmato che ho realizzato:

Filmato TANGRAM

mercoledì 3 febbraio 2016

LA GRANDE AVVENTURA di Robert Westal
La lettura di un libro a volte può farti scoprire nuove emozioni e farti guardare intorno.

Era sempre più buio. A quest’ora, la notte scorsa erano tutti seduti a tavola per la cena: mamma,  papà, Dulcie.

Questo libro di Robert Westall è un romanzo d’avventura in cui viene narrato il rapporto tra adolescenza e guerra. Il romanzo è ambientato in Inghilterra durante la seconda guerra mondiale.
Harry, il protagonista, scappa dopo aver perso la famiglia in un bombardamento.
Il ragazzo è in un nuovo mondo di guerra in cui, per costruirsi un futuro, deve dimenticare il passato. Il fuggitivo incontrerà molti ostacoli nel ritrovare la sua famiglia.
Prima di leggere questo libro pensavamo che la guerra fosse meno dolorosa e disastrosa. L’avevamo studiata in storia, osservando immagini e approfondendo argomenti, ambienti storici e geografici. E’ difficile comprendere che le cifre e i numeri rappresentino vite e persone.
Dopo aver letto “la grande avventura” le nostre idee e le nostre riflessioni sono cambiate: la guerra è troppo disastrosa, può dividere famiglie e ribaltare la vita di molte persone .

E’ difficile immaginare come un ragazzo comune possa sopravvivere alla guerra soltanto con le sue forze, energie e coraggio. Nel corso del romanzo il protagonista avrà la fortuna di incontrare Don, un cane  che lo accompagnerà nelle tante avventure che vivranno insieme.  
Testi in immagini: le nostre nuove sperimentazioni


Abituati alle immagini, agli slogan e alle trovate pubblicitarie, siamo invece meno avvezzi  a scoprirne l'ossatura: avete mai tentato di unire un messaggio ad un racconto visivo?
Non è affatto facile: occorre progettare e rendere il tutto molto coerente.