giovedì 28 aprile 2016

Immagine realizzata dall'autore del post

LE ORIGINI DEL MIO NOME

Il nome è un riconoscimento che viene dato a tutte le persone nate e rappresenta un augurio che ci viene donato dai nostri genitori. Esprime spesso le qualità di una persona.
Poi il nome ci accompagnerà per tutta la vita e verrà usato per chiamarci  o identificarci; a volte ha delle varianti, cioè dei soprannomi.
I miei genitori speravano di aspettare una bambina, perché i nomi da femmina belli tra cui scegliere erano molti.
Quando hanno scoperto di aspettare me, un bel maschietto, non sapevano quale nome darmi perché il loro nome preferito, Davide, lo avevano già usato per mio fratello maggiore.
Il loro nome preferito da femmina era Aurora, che però non ha nessun corrispondente nella forma maschile.
Mia mamma ha avuto la brillante idea di cercare il nome tra quelli dei giocatori di calcio della squadra preferita di mio papà: l’Inter.
E così la scelta è caduta su uno dei giocatori migliori di quella squadra,  anche se mio papà non ne era completamente sicuro.
Mia mamma però mentre io crescevo nella sua pancia continuava a riferirsi a me con il nome immaginato e quindi, senza rendersene conto, quello era già diventato mio.

L’unica differenza è che nel mio nome c’è una lettera in più: mia mamma ha preferito così e io ci tengo a ribadirlo con le persone nuove, mi contraddistingue!
Foto realizzata dall'autrice del pezzo
A scuola stiamo ragionando e immaginando per cercare di indagarci e conoscerci; abbiamo incominciato col giocare con il nostro nome.

IL MIO NOME INDIANO: MANI DI BURRO

Mani di burro è un nome che per i pellerossa potrebbe significare mani morbide, delicate e lisce… ma questo non è proprio il mio caso.
Ho scelto questo nome perché è da 12 anni, avete capito bene 12, che tutte le volte che prendo qualcosa in mano mi cade rovinosamente magari provocando qualche danno.
Non conto più le volte che ho rovesciato l’acqua a tavola o il latte a colazione, gli oggetti che ho perso per strada o il telecomando che fa salti da acrobata mentre tento di salvarlo. Una volta ho persino rovesciato un’intera zuccheriera su un tappeto pelosissimo.
Memorabile fu quella volta che la mamma, con le mani occupate da borse e sacchetti, mi chiese di portare  fino alla macchina i dolcetti che mia zia aveva preparato apposta per noi. Il tragitto era breve, 30m circa… ce la potevo fare. In effetti raggiunsi la macchina senza problemi ma, quando allungai la mano per aprire la portiera, il piatto, non so come,  si capovolse. “Piovono dolcetti!!!” gridò mia sorella.

Questa è la prova che non c’è rimedio al problema.

domenica 17 aprile 2016

PAROLE E GENTILEZZA
riflessioni di un alunno

L’essere umano utilizza il corpo e le parole per comunicare; ma quante parole diciamo ogni giorno? Tra scritto e orale il conteggio potrebbe dare risultati sbalorditivi….riflettiamo su ciò che diciamo e su come lo facciamo.

Le Parole sono un complesso di suoni con cui viene espressa un’idea, che, però, deve avere un senso compiuto. Noi usiamo molto, o anche troppo,  le parole.   Possiamo usarle con gentilezza, che è come una medicina, quando la usi stai meglio: ti senti felice tu e si vedono gli altri sereni.
Grazie anche all’intervento della Dott.ssa Bianchi, specializzata in psicologia, abbiamo approfondito due argomenti attuali: l’ uso delle parole e delle chat.
Riflettete bene, non vi siete mai trovati in una situazione dove avete avuto la tentazione di offendere per vari motivi un vostro compagno o compagna. Prima di procedere con l'intento dovete però mettervi nei loro panni. Voi al loro posto come vi  sentireste, bene? Non penso! Purtroppo non tutti sanno essere riflessivi finendo col non badare ai sentimenti altrui e offendendo anche senza nessun pudore; questi vengono chiamati “bulli”.
Sapete che questi, potranno esser forti dentro, ma in realtà sono deboli perché se fossero forti dentro e sicuri di se stessi, che bisogno avrebbero di insultare, offendere ed emarginare ragazzi inutilmente? 
Tuttavia in realtà non è solo il singolo individuo a esser debole, ma anche chi lo segue; il gruppo che mentre il bullo esegue, lo guarda o addirittura si mette a ridere.                           
Ci vuole rispetto! Il rispetto è un concetto molto difficile da spiegare, dato che è astratto. Posso fare un quadro complessivo con le mie capacità. Per me il rispetto è un dono, che tutti si meritano; è anche questione di educazione.
Ricordate che un gesto di gentilezza vale di più di tante parole. Basta anche un piccolo gesto quotidiano: aiutare compagni in difficoltà, regalare un sorriso a persone tristi, aiutare persone anziane. Questi sono tutti piccoli gesti che non ritengono sforzi eccessivi, ma solo la vostra volontà di esser gentili.
Per rafforzare il nostro tasso di gentilezza con la psicologa abbiamo fatto un gioco. Consisteva nel scrivere su un bigliettino i pregi di un compagno o compagna e darglielo in forma anonima. La mia classe ed io ci siamo sentiti molto bene perché abbiamo capito quanto ognuno di noi è importante per la classe,  in modo positivo. Ci siamo sentiti speciali e importanti l'uno per l'altro.



Immagine da articolo di Merate on line 
IO tifo positivo
Qui di seguito la testimonianza di una parte del progetto "io tifo positivo" che ha coivolto alunni, genitori e insegnanti.




Per approfondire due articoli che ci riguardano:
http://www.merateonline.it/articolo.php?idd=62187
http://www.merateonline.it/articolo.php?idd=61806

un alunno

Quest' anno le nostre professoresse hanno deciso di farci fare un progetto nel quale ci hanno spiegato cosa significa tifare.
Per questo abbiamo fatto vari incontri con i rappresentanti di "IO TIFO POSITIVO" Tony e  Claudia, tra cui quello di sabato 12 Marzo 2016, nel quale hanno partecipato anche i genitori per fare dei giochi con noi ragazzi.
L'incontro si è svolto nella palestra della scuola di Calco. All'incontro erano presenti le classi prime, le classi seconde ed alcuni genitori.
In preparazione di questo evento, a scuola con la prof. di arte abbiamo preparato delle magliette, degli occhiali e dei cappelli fatti di cartone, abbiamo realizzato anche degli striscioni colorati.
All'inizio ci siamo seduti intorno ad un telone con sopra lo stemma di "io tifo positivo", e lì i rappresentanti di "io tifo positivo" Tony e Claudia ci hanno divisi per classe ed hanno formato anche la squadra dei genitori, alcuni di essi formavano anche la giuria.
Dopo di ché ci hanno spiegato i giochi.
Il primo gioco consisteva nel mettersi in coppia, uno stava in piedi e camminava sopra le mattonelle mentre l'altro le spostava, se quello in piedi cadeva bisognava ricominciare da capo.
Nel secondo gioco occorreva mettersi in gruppi da tre e infilare i piedi in una specie di coppia di scii. Si doveva camminare fino al traguardo e poi correre in dietro, quindi era necessario essere coordinati altrimenti non si riusciva ad avanzare.
Il terzo gioco consisteva nel tendere un filo, tirando verso di sé due pali, uno da una parte ed uno dall' altra, il filo passava all'interno di un imbuto, di modo che se si soffiava dentro l'imbuto questo scivolava avanti.
Dopo questo gioco abbiamo fatto una breve pausa, nella quale ci siamo riposati un po'.
Finita la pausa siamo rientrati in palestra, ci siamo seduti sempre al centro e Massimo Beretta, l'allenatore che a Missaglia segue la squadra di Sitting volley, ci ha insegnato  come dei giocatori che non possono camminare si muovono in campo durante una partita di pallavolo. E' un gioco difficile perché devi usare le braccia sia per spostarti che per giocare.
Dopo alcune prove abbiamo ricominciato a fare i nostri giochi.
Il quarto gioco consisteva nel sedersi in fila indiana con le gambe incrociate, il primo partiva col prendere la palla posata a terra davanti a lui, faceva un giro su se stesso e passava la palla dietro. Vinceva la squadra che per prima faceva tornare la palla al punto di partenza.
Il quinto ed ultimo gioco consisteva nel prendere un piccola ciambella di ferro alla quale c'erano legati 5 fili da tendere, sopra di essa si metteva una pallina e tenendo tesi i fili, vinceva la squadra che riusciva a portare tutte le palline da un cesto all'altro.
Finiti i giochi ci siamo seduti intorno al telone per parlare del risultato finale di questo incontro con le relative premiazioni delle squadre.
La seconda B, cioè la mia squadra, ha avuto il punteggio più alto perché siamo riusciti a trovare la collaborazione di tutti i giocatori e quindi a fare il punteggio migliore.
In questo progetto non ci volevano particolari doti sportive, ma solo la voglia di giocare e vincere come squadra.
All'inizio l'idea di fare questo progetto non mi esaltava più di tanto, ma dopo l'incontro fatto in palestra e quelli precedenti fatti in classe, alla fine è stato molto divertente e spero di avere l'opportunità di rifarlo anche l'anno prossimo.
In questo progetto ho imparato che non importa solo tifare e vincere, ma saper giocare pulito ed incoraggiare il prossimo.


https://pixabay.com/it/raccolta-differenziata-dei-rifiuti-502952/
LA GESTIONE DEI RIFIUTI: un problema complesso
un alunno

Nelle ore di educazione tecnologica abbiamo approfondito il problema complesso della gestione dei rifiuti. Ecco un messaggio per i nostri lettori.

Se la Terra ha provveduto, per miliardi di anni, a smaltire da sola i rifiuti prodotti, senza arrecare alcun danno all' ambiente, attualmente ci troviamo in un mondo che produce sempre più rifiuti e nel quale non sappiamo più come fare a sbarazzarcene.
Oggi la situazione è peggiorata e a nostre spese cerchiamo in ogni modo di non causare ulteriori danni alla Terra, per questo motivo abbiamo ideato la raccolta differenziata, un modo per gestire i rifiuti che ogni giorno produciamo incessantemente.
Ci sono vari modi per gestire i rifiuti, uno di questi è l'uso delle discariche, pur avendo costi bassi, comporta uno spreco di materiale riciclabile e l'uso di vaste aree di territorio, inoltre crea grandi concentrazioni di rifiuti con possibili conseguenze sull'ambiente.
Gli inceneritori, invece, basano il loro funzionamento sull'incenerimento dei rifiuti, ma hanno il problema della gestione delle emissioni di gas nocivi, alcune emissioni possono provocare anche tumori ai polmoni.
Per ultimo troviamo il riciclaggio, è più complesso del semplice smaltimento in discarica o negli inceneritori, ma ne limita comunque l'utilizzo e dà nuova vita a materiale già esistente. 
Rispettare l'ambiente è un nostro compito e questo non dobbiamo mai scordarlo.
Una  società italiana che si occupa di gestione dei rifiuti nel nostro territorio lecchese è Silea SpA, nata il 1 luglio 1995. Silea nel settore complesso della gestione dei rifiuti ha attivato un percorso di sviluppo per promuovere il territorio in un'ottica di sostenibilità, producendo energia elettrica e termica partendo dai rifiuti e dal proprio impianto di termovalorizzazione.
Per assicurarci un futuro in salute e un ambiente rispettato, molto potranno fare l’innovazione e la ricerca  oltre che la diffusione di buone abitudini e pratiche quotidiane.





giovedì 7 aprile 2016

SOGNI DI CRISTALLO
Pensieri di un'alunna 

I sogni possono essere svariati e interessanti.
Ognuno ha il suo, nascono poco a poco, crescono pian piano al ritmo costante del battito del cuore: all'inizio sono leggeri e incerti come i primi passi di un bambino, poi diventano sempre più chiari e definiti.
Crescendo le paure possono farceli diventare incubi; spesso ci possono spaventare.
Le paure sono delle normali reazioni alle situazioni di pericolo, panico, fobia, interrogazioni scolastiche o restituzione delle verifiche.
Oppure possono essere le persone con i loro pregiudizi su di noi a limitarci. Un sogno può essere positivo quando di fianco a noi abbiamo delle persone che ci stanno a cuore, che ci amano per quello che siamo e che ci aiuteranno in tutto.Un sogno può diventare un incubo quando attorno a noi ci sono delle persone che non ci apprezzano per quello che siamo e che ci feriscono moralmente.

Ecco perché secondo me i sogni sono di cristallo: sognare è una attività importante e delicata, che non bisogna lasciar morire o sprecare.